Commedia dell’Arte


  • [

Il palcoscenico è un luogo in cui la parola “finzione” ribalta il significato di ambiguità, doppiezza, sotterfugio, falsità e si riveste del mantello dorato dell’artificio.

Attraverso gli strumenti della Maschera la finzione scenica diventa ricerca di verità, in cui attori e spettatori convergono per riconoscere, interpretare, irridere e reinventare il mondo reale.

La Commedia dell’Arte: dettagli, piccole soluzioni, metodi tramandati, botteghe. Ma il risultato finale risiede nella coscienza di ciò che ogni persona è in grado di portare, non riferendosi a modelli esistenti, ma riconoscendo in sé la vera maschera da rappresentare.

Un piccolo mondo, la Commedia dell’Arte, che nella fissità dei volti ritrova nuova vita, colori e sapori ignoranti. Linguaggi di vario colore.

“Idiota de sapientia o de docta ignorantia?”

«… ciascheduno si burla del parlare e vestire straniero».

Ancora oggi, che l’unità non c’è e si sente, è “gioco” che ben s’estende alle forme musicali di linguaggi in trasformazione. Lingua dura e poco espressiva, quella italica. Vernacoli in melodia e armonia – temi orizzontali e miscellanee di linguaggi. Suoni intrecciati su pentagrammi di parole. Unità vibrante, concerto pop di linguaggi colorati. Nuove suggestioni sonore in tessitura a maglie larghe e scivolar parole. Chi vuol esser lieto suoni! Colori e parlate a beneficio dell’unità, la scenica.

La mesma a quella italica, la mesma unisce! Affinità e suoni, intenti comuni ed armonie, personaggi e risultati, comici o drammatici, per inscindibili realtà di multiformi pezze che ben si intendono fra loro in selve di varie ricreazione.

Alla bottega del teatro si apprende, si osserva e si distilla.

Che ognuno faccia sue le cose, per sé, più significanti.

Che ognuno sia ladro di robe intelligenti, da “masticare e digerire e espellere”.

Conciòsiacosafossemassimamenteche
puntoevirgolaacapo!

Sputazzi in faccia e strilli, gran salti, gran tiri, salti da sbiri e urli da can!… e se più n’hai più mettine.

Gran ladro è lo Teatro. Gran fame ha lo Teatro … che poi fonde e trasforma e consuma in ciò che più conviene. E poi: lo caca!

Ehhh… che spuuussa! E “spussa” cambia, di come e quanto e cosa hai mastegato. Lo bono o lo malo.

Il personaggio di “Commedia” vive in realtà non quotidiana. Apparentemente. Ma di quotidiana frequentazione rispolvera realtà. E ridisegna la “bizzarra italica calzatura a toppe come un Arlecchino”: l’Italia.

Titino Carrara


Back to Top